Venezia - Biennale: le anime dell'architettura. Riflettori su trasformazioni strutturali e sociali citta' Le trasformazioni strutturali e sociali delle citta', questi i temi su cui sara' focalizzata la 10/a Biennale di Architettura di Venezia. Diretta da Burdett, la mostra 'Citta'. Architettura e societa' presentera' dal 10/9 al 19/11, attraverso proiezioni di filmati inediti, foto, grafici elaborati tridimensionalmente, un allestimento con le esperienze urbane di 16 grandi citta', tra cui Shanghai, Tokyo, S.Paolo, Los Angeles, NY, Il Cairo, Istanbul, Londra, Berlino, Milano-Torino e molte altre. LA CITTà IDEALE La città del futuro, così come immaginata e progettata da un gruppo di ingegneri e architetti abruzzesi, mette ai margini le auto, dunque il caos, i fumi, lo stress del quotidiano, per regalare allÂ'uomo una città disegnata a sua dimensione. E gli spostamenti, solo a piedi? Sì, a piedi ma coadiuvati da suoli mobili fotovoltaici. La città delle meraviglie, sognata, agognata da tutti, automobilisti compresi. Bene, la «Città del futuro», una città ideale che snoda le sue strade verso il futuro dellÂ'architettura italiana, si chiama «Vema», in quanto situata tra Verona e Mantova, dunque nuova città possibile ideata dal talento progettuale di venti giovani ingegneri e architetti e gruppi di architettura emergenti chiamati a rappresentare il nostro Paese con una mostra «Italia-y-2026» allÂ'interno del padiglione italiano della 10ª mostra internazionale di Artchitettura della Biennale di Venezia 2006. Unico gruppo abruzzese partecipante al progetto formato da «Unoaunostudio» di Alberto Ulisse, il coordinatore, e Marino la Torre che ha sede a Montesilvano, e da «laq_architettura» di Marco Morante, Maura Scarcella, Giuseppe Marcotullio, Annalisa Taballione e Andrea Mezzaronma con sedi a LÂ'Aquila e Rocca di Mezzo. I progettisti, tutti ingegneri e architetti, si occupano, nello specifico, e come accennato, delle barre infrastrutturali della città di «Vema», denominate «Velo.city». Un tema accattivante risolto tenendo ai margini le auto attraverso una mobilità solo pedonale a diverse velocità , nel senso che si cammina su suoli mobili fotovoltaici che si dispiegano in una foresta urbana natutale-artificiale-energetica in cui sono studiati sistemi aggregati per una pratica nomade di abitare. Il tutto secondo criteri e soluzioni che garantiscano lÂ'autosufficienza energetica. I giovani professionisti abruzzesi hanno già realizzato opere significative ma per la prima volta hanno la possibilità di misurarsi con un progetto complesso su un palcoscenico importante come quello della Biennale di Venezia. «à unÂ'opportunità che ci riempie di orgoglio  ha detto lÂ'architetto Marco Morante  speriamo che le ricerche che svolgiamo in materia da anni e le sperimentazioni fatte su questo specifico progetto, possano essere utili per le città in cui oggi viviamo».> |
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