Wednesday, April 11, 2007

Tra le città del futuro c’è Milano e manca Roma

MOSTRE Presentata ieri la Decima Biennale di Architettura di Venezia dedicata a metropoli e società

Tra le città del futuro cÂ'è Milano e manca Roma

Richard Burdett: «I progetti vincenti sono quelli che cambiano lo stile di vita»

A prima vista, nel programma della nuova Biennale di architettura di Venezia, presentata ieri a Milano dal curatore Richard (Ricky) Burdett e dal presidente della Fondazione Davide Croff, cÂ'è una grande assente: Roma, la Roma dei grande progetti, la Roma del Maxxi di Zaha Hadid e quella del nuovo (eppur già contestato) «contenitore» dellÂ'Ara Pacis di Richard Meier. Questa decima edizione, firmata dallÂ'inglese Burdett (cinquantenne architetto e urbanista cresciuto e formatosi oltretutto proprio a Roma), sceglie di puntare sul lato socio-politico dellÂ'architettura e di dedicarsi «alle tematiche che le città si trovano oggi ad affrontare, dalla migrazione alla crescita, dalla mobilità allo sviluppo». Ma per farlo in qualche modo esclude Roma, preferendogli (nel ruolo di nostrana «metropoli del futuro») una nuova città globale (a quanto pare lÂ'unica in Italia), quella che sta nascendo (a colpi di cantieri preolimpici, treni e autostrade ad alta velocità) tra Milano e Torino. Shanghai, Mumbai e Tokyo (per lÂ'Asia); Caracas, Città del Messico, Bogotà, San Paolo, Los Angeles e New York (per le Americhe); Johannesburg, Il Cairo e Istanbul (per lÂ'Africa e lÂ'area del Mediterraneo); Londra, Barcellona, Berlino e appunto Milano-Torino (per lÂ'Europa). Sono queste per Burdett le città del futuro, le protagoniste di una biennale dal titolo già sintomatico («Città. Architettura e società») che terrà banco a Venezia (tra lÂ'Arsenale e i Giardini) dal 10 settembre al 19 novembre. Una biennale dalle tante svolte che si propone di ridefinire anche «il ruolo degli architetti nella costruzione di contesti urbani sostenibili e dei loro collegamenti con la politica degli interventi, con le azioni di governo e con gli aspetti sociali».
Di ognuna di queste sedici megalopoli (i cui sindaci si incontreranno a Venezia il 6 settembre, giorno della presentazione della mostra alla stampa), verranno esposti «i nuovi progetti architettonici e urbani che stanno determinando lo stile di vita, il lavoro e gli spostamenti». Ma Roma (la Roma dellÂ'attuale ministro per i beni culturali Francesco Rutelli che ne è stato anche sindaco) non ci sarà: la sua ricerca di «unÂ'adeguata condizione postindustriale sembra essere ancora in alto mare», il suo futuro non sembra essere «sintomatico delle nuove dimensioni culturali, sociali ed economiche dellÂ'esistenza urbana».
«Il ventunesimo secolo rappresenta la prima età davvero urbanizzata dove più del 75% della popolazione mondiale vive ormai in aree urbane, spesso in megacittà con più di venti milioni di abitanti»: lÂ'obiettivo della Biennale di Burdett non sembra essere così tanto quello di sorprendere ma piuttosto quello «di informare, di provocare un dibattito». E in questa ottica di attualizzazione si inseriscono il confronto tra «oltre venti» scuole di architettura italiane ed estere in programma (dallÂ'8 al 19 novembre nel Padiglione Italia) e il ciclo di conferenze coordinate da Guido Martinotti «su governance, mobilità e qualità della vita urbana».
Nei trecento metri dellÂ'allestimento a cura di Aldo Cibic e Luigi Marchetti - Cibic&Partners - si parlerà dellÂ'interazione tra città, architettura e abitanti, del ruolo degli architetti nella realizzazione di contesti democratici sostenibili, di azioni di governo, di coesione sociale. E lo si farà con filmati inediti su grandi schermi, fotografie, grafici tridimensionali e con i progetti di 12 istituti di ricerca internazionali invitati «a condividere le loro attività, elaborando tematiche specifiche in un ciclo di workshop, attraverso progetti speciali e eventi collaterali legati alle mostre dei cinquanta Paesi che finora hanno aderito» (Roma sarà presente solo attraverso «una mappatura digitale in tempo reale della città, seguendo le tracce dei telefoni cellulari» eseguita dal Senseable Cities Laboratory del Mit). Il risultato finale? Un manifesto per le città del ventunesimo secolo dedicato al potenziale contributo delle megalopoli a un mondo più sostenibile, democratico, equo.
Burdett tiene a precisare che sarà una biennale di passaggio, una biennale comunque diversa. Dove si dovrà trovare il modo e il tempo per discutere delle conseguenze dellÂ'architettura in materia di flussi migratori, di espansioni urbane incontrollate, con uno sguardo rivolto particolarmente a Sud, ma che ancora sembra tagliar fuori Roma.>

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