Sunday, April 22, 2007

Milano - Vittorio Gregotti: «Uno sviluppo nel nome del caos»»

Ore - 29.10.2005 - 13 Hits
Milano - Vittorio Gregotti: «Uno sviluppo nel nome del caos»»

Di Stefano Biolchini

«Negli ultimi anni si è ideologizzata l'idea di non fare ipotesi sulle città, piani regolatori sullo sviluppo urbano: così le nostre città crescono in modo occasionale» dice uno dei più noti e apprezzati architetti italiani, Vittorio Gregotti . Occhi di ghiaccio e profilo elegante, l'architetto ci riceve nel suo studio milanese, a pochi passi dal carcere di San Vittore. Pochi istanti ed entriamo subito nel vivo dell'intervista, non senza però un certo stupore da parte dell'architetto: Gregotti si dice infatti meravigliato per la polemica sugli interventi architettonici nelle città italiane, polemica scatenata dalla trasmissione di Adriano Celentano.

RockPolitik ha rilanciato il dibattito sulla qualità degli interventi in una città simbolo per l'architettura del Novecento come Milano. Come il cantante-presentatore molti milanesi chiedono più verde e il recupero delle periferie. Secondo il sindaco Albertin i i nuovi grattacieli rispondono proprio all'esigenza di salvaguardare gli spazi per il verde...

E' una tipica idea da incompetenti. Non c'è una relazione così univoca tra le due cose. La concentrazione in altezza non è detto che abbia come risultato un miglior utilizzo delle superfici libere. Ma trovo molto più grave che tutto l'hinterland milanese, in particolare a nord, dilaghi sul territorio in maniera disordinata.

Cosa pensa dei recenti interventi sull'architettura della città?

A Milano si sta intervenendo in maniera disordinata. Manca un'idea complessiva, un'architettura coerente. Nell'Ottocento si costruiva qualche buon edificio e tanti altri edifici non molto interessanti, che però facevano la città e che erano rispettosi di una certa civiltà architettonica complessiva.

Parliamo dei nuovi grandi progetti che cambieranno lo skyline della città: Santa Giulia, Garibaldi-Repubblica e l'area della Fiera Campionaria ...

Il progetto per Garibaldi-Repubblica non si capisce molto. Per quanto riguarda l'area Montecity-Rogoredo hanno usato un grande nome come quello dell'architetto Norman Foster. Ma l'architetto inglese è in una fase di decadenza del suo lavoro. Foster era molto interessante vent'anni fa. Il suo progetto comunque non riguarda una parte di città: si tratta di tante abitazioni e di qualche centro commerciale. Forse perché fa l'immobiliarista, ma i suoi lavori degli ultimi dieci anni sono, come dire, poco consistenti.

Quanto al recupero dell'area che verrà abbandonata dalla Fiera Campionaria (il progetto Hadid, Isozaki , Libeskind ) ?

Quello per l'area della vecchia Fiera è un progetto disastroso sotto tutti i punti di vista. C'era un buon progetto, quello di Renzo Piano, che non è stato premiato. Ma come gli architetti sanno bene i premi non contano niente: ha vinto chi aveva offerto più soldi per il terreno. Un progetto che non è poi il massimo dal punto di vista architettonico: si favorisce la bizzarria in sé; dal punto di vista del verde poi si tratta di un verde da condominio, non c'è alcun parco urbano.

L'amministrazione milanese sembra essere sorda alla richiesta di verde e spazi per i cittadini ...

Non sembra, è un'amministrazione sorda. Ma è un problema generale. I politici di oggi sono abbastanza confusi. Lo dico indipendentemente da una valutazione politica. Ribadisco: il problema è che bisogna capire quali sono le linee di principio che si stanno perseguendo.

Il Teatro degli Arcimboldi è un'opportunità, ma anche una ferita aperta per la città ...

Gli Arcimboldi sono una vittima: non sono percepiti come un'opportunità. Il perché la Scala affronti una crisi così grave, non si è ancora capito bene. L'idea iniziale era di far funzionare la Scala del Piermarini e l'Arcimboldi insieme. Oggi i tagli alla cultura e la crisi dell'economia rendono tutto più difficile. Si è pensato di superare la crisi della Scala abbandonando gli Arcimboldi. Io spero che questo patrimonio non venga buttato via, che il buonsenso prevalga.

Dica la verità, le stanno dando più soddisfazioni le sue esperienze all'estero?

Ho avuto molte soddisfazioni, specie in Francia. Questo perché il meccanismo complessivo di pianificazione del lavoro funziona, è previsto nei tempi giusti, con i controlli a tempo debito. il cliente sa cosa vuole e si confronta con quanto l'architetto propone. A fronte di un concorso ha un sì o un no. Anche in Cina lei riscuote consensi, e sta progettando un'intera città ...

In Cina fanno dei grandi concorsi con due procedure diverse: una procedura come contributo di idee, un'altra per fare.. Nel primo caso uno fornisce solamente le idee, mentre in quelli operativi si va davanti a una commissione di quattro persone, che in tre mesi di tempo decide sul concorso. Si tratta di un rapporto chiaro. Una volta che il concorso è vinto si passa a una presentazione di un piano in dettaglio, che poi diventa operativo. Quindi si mette a concorso il terreno fra gli immobiliaristi, che possono rivolgersi o meno agli autori del progetto per sviluppare gli edifici. Quest'ultima cosa sta avvenendo nella città di Pujiang, dove i lavori stanno procedendo .

Quali sono le cose più interessanti costruite recentemente a Milano? Una è il Palazzo di Renzo Piano per Il Sole-24 Ore, un progetto di tutto rispetto. Poi mi viene in mente l'Hotel Bulgari (progetto Citterio), in centro. Ma suo avviso il concorso internazionale resta ancora l'unica vera chances per i progetti di un certo livello? Sì e no. La storia dell'architettura moderna è fatta da progetti che hanno perso, e che però sono rimasti nella storia dell'architettura. Sarebbe un ottimo strumento se favorisse l'emergere di nuove leve. Ma il problema dei concorsi è in realtà quello dei giudici dei concorsi. Il grande Frank Llloyd Wright si rifiutava di parteciparvi per non essere giudicato 'da architetti peggiori di lui'. Ecco, la formazione delle giurie è il vero elemento portante; e le giurie di oggi sono da un lato burocratiche e dall'altro incompetenti.

Come mai i concorsi in italia vengono vinti dagli stranieri? Premiare gli architetti internazionali di nome per un sindaco è una garanzia dalle critiche, una opportunità per non prodursi in un dibattito reale. Ciò non significa che io non resti internazionalista. Poi c'è la comunicazione di massa che tende a premiere la bizzarria, ma come diceva un grande cr itico 'le novità creative possono essere anche inutili e dannosissime'>

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