Wednesday, April 18, 2007

La rabbia di Fuksas

«Se sono amareggiato? Beh, mi pare il minimo. La decisione della Regione Piemonte, sempre che venga confermata, incrina il mio rapporto con la città. Ci ho lavorato cinque anni a quel progetto. LÂ'idea di accantonarlo, adesso, non è soltanto un peccato per me, lo è per lÂ'architettura e per Torino». EÂ' un fiume in piena, lÂ'architetto Massimiliano Fuksas. Quel signore che con i suoi progetti vince le gare internazionali di mezzo mondo, e nella sua ultima conferenza pubblica a Torino ha riempito la facoltà di Architettura neanche si trattasse di una rockstar, ha appreso dai giornali che la Regione Piemonte, da pochi giorni presieduta da Mercedes Bresso, ritiene un poÂ' troppo onerosa lÂ'ipotesi di accorpare tutti i suoi uffici nella futura sede del grattacielo trasparente di Spina 1, firmata appunto Fuksas. «Vi rendete conto? LÂ'ho scoperto dalla rassegna stampa. neanche una telefonata, un appuntamento per discuterne. A questo punto cÂ'è soltanto da augurarsi che non sia vero, perchè queste cose succedono davvero soltanto in Italia...». Fuksas è proprio incredulo. Si rimbocca le maniche della t-shirt nera e parla di tradimento: «Lavoriamo a quel progetto da cinque anni. Piaceva tantissimo anche al sindaco Chiamparino, che mi ha più volte detto che questo grattacielo era ciò che ci voleva per la città: un segno architettonico forte che caratterizzasse Spina 1. E adesso che succede? Cambia il presidente, e la Regione si accontenta di un paio di scarpe vecchie. O almeno così mi hanno detto: pare che stiano valutando lÂ'acquisto dellÂ'ex sede Fiat di corso Marconi». Prende fiato: «Ma non si rendono conto che non sarà mai la stessa cosa? Che un conto è un abito cucito su misura e un conto è uno rimaneggiato allÂ'ultimo momento con poche possibilità di renderlo funzionale?». Bresso però parla di scelta economica. Infatti non ha mai detto che il nuovo grattacielo su Spina 1 sarebbe stato brutto, poco comodo o troppo ingombrante. Ha detto che le sembrava costoso, tutto lì, e magari la sua scelta piace alla maggior parte dei cittadini, dal momento che si tratta di denaro pubblico. Fuksas sta per arrabbiarsi sul serio: «Ma lo sa Bresso quanto verrebbe a costare il mio grattacielo? Circa 80 milioni di euro. E lo sa Bresso, quanto andrà a spendere per rimettere a nuovo o comunque cercare di rendere moderno un vecchio stabile, cui bisogna rifare daccapo lÂ'ossatura delle utenze? Una cifra non molto distante da quella che si spenderebbe per una sede nuova». E aggiunge: «Con una piccola differenza, però: che la nuova sede è perfetta, disegnata allo scopo e riuscirà a contenere davvero tutti gli uffici regionali. Cosa che non avverrà per qualsiasi altro edificio di ripiego. Ripeto: una cosa è costruire un edificio e unÂ'altra riadattarlo». Secondo lÂ'architetto romano, che si dice già amareggiato «per le critiche sollevate qualche tempo fa dal suo intervento a Porta Palazzo» (la famosa «lampada di Aladino» al centro di piazza della Repubblica), ribadisce che questa nuova delusione può rovinare del tutto il suo rapporto con la città. «EÂ' triste constatare che ancora una volta lÂ'amministrazione ha difficoltà a realizzare le architetture». Ed esaurita un poÂ' di rabbia, prende a volare alto. «Se fosse stato un committente qualsiasi, un privato, capisco. Ma dal momento che si tratta di unÂ'amministrazione pubblica, mi pare ancora più grave che non si colga al volo lÂ'occasione di trasformare attraverso unÂ'opera simile Spina 1, una delle aree più significative della metamorfosi urbana che presto diventerà il nuovo centro di Torino». In quellÂ'area Fuksas aveva già pensato di far «dialogare» la sua opera con gli interventi firmati Merz: «Sarebbe stata unÂ'occasione di trasformazione dÂ'alto livello. Ora il municipio dovrà inventarsi qualcosÂ'altro». Poi torna a inveire: «Persino un personaggio come Formigoni, da uomo razionale qual è, ha optato per la soluzione del grattacielo. EÂ' un segno del progresso, un modo per adeguarsi ai tempi». Poi dice, con tono rassegnato: «Avevo vinto un concorso internazionale, battuto una concorrenza che più agguerrita non si può e, adesso, arrivati al 2005 non se ne fa niente. Non andiamo da nessuna parte con le chiacchiere...». Infine fa lÂ'esempio della Francia, «dove, per fortuna, si lavora con tuttÂ'altro metodo». E spiega: «Anche lì ho vinto un concorso per realizzare la nuova sede dellÂ'archivio del ministero dei Beni culturali. In poco tempo siamo passati dalla carta al cantiere. Perchè questa è lÂ'Europa, signori miei».



LaStampa 30-04-2005>

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