Nuova sede della Provincia di Arezzo 69 HitsProgetto pubblicato da Fabrizio Rossi Prodi il 19-07-2005 nel risultato del concorso Nuova sede della Provincia di Arezzo Modifica questo progetto RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA PRINCIPI GENERALI Il progetto cerca di incorporare i caratteri del luogo, costruendo la sua configurazione e la sua organizzazione con i materiali architettonici e urbani della città di Arezzo, proprio per continuare quella tradizione di identità dei luoghi nel rapporto con la modernità , che è il cuore dellÂ'architettura italiana. In questo modo si è cercato di creare unÂ'istituzione della città che riaffermi i suoi valori insieme architettonici e civili, dotandosi di un elevato grado di autorevolezza e al contempo di spazi e caratteri figurativi familiari agli abitanti di questa città . Il rispetto di una città importante come Arezzo, induce a ritenere che le forme composte e misurate con cui è costruita la città , riassunte una volta per tutte nelle misure e nei toni degli affreschi di Piero, fissino un registro allÂ'interno del quale si debbano muovere le proposte progettuali, dando argine a quellÂ'evanescente e tumultuosa iconoclastia morfologica che oggi dilaga. Nella pianificazione aperta o semiaperta che domina questa fascia della città , abbiamo scartato lÂ'idea di dar forma a un tessuto continuo con lÂ'esistente, e abbiamo immaginato una presenza nodale ma sempre nella continuità delle masse e dei rapporti di scala con il contesto. LÂ'impianto nasce come declinazione di un organismo in forma di palazzo, in rapporto alla piazza civica. I due termini - dellÂ'autorità riconoscibile dellÂ'istituzione e delle libertà democratiche e di partecipazione - restano rappresentati nel progetto, ma si legano secondo una visione più dinamica e contemporanea, forse anche più incerta. Proprio per questo la massa severa e chiusa del quadrilatero di un palazzo si apre e si torce su se stessa dando vita a una spirale, che deforma la statica pianta centrale della storia centroitaliana in un percorso avvolgente e virtualmente senza fine. La variazione del volume costruito genera una trasformazione della piazza  oggi forma desueta nelle sue accezioni più tradizionali  che cessa di essere una Â"stanzaÂ" nel costruito, viene privata dei suoi consueti rapporti di frontalità prospettica e subisce una forzata articolazione in più parti, dotate di conformazioni, visuali e pratiche spaziali decisamente variate. Invece di una piazza statica, questo spazio diviene un percorso esperibile nel tempo, articolato in più luoghi, ordinati da una regola emisimmetrica, che obbliga il visitatore a percorrere, dallÂ'interno della sua corte, la realtà del palazzo e, con ciò, lo rende vivo. Lungo questo percorso dinamico, si sviluppano alcuni spazi diversi. Lungo viale Mecenate, il progetto corrisponde alla città più consolidata, con uno spazio più tradizionale posto su un podio e chiuso fra le due teste del nuovo organismo; dalla scalinata si accede a questa piazza dalla quale si intravede subito lÂ'ingresso principale, la corte interna alberata e il grande vuoto che conduce al giardino sullÂ'altro lato del palazzo; dallÂ'ingresso generale si accede allÂ'atrio interno dominato da una grande scalinata costellata di spazi di sosta, che costituiscono unÂ'altra piazza interna che prosegue la città , luogo degli incontri e degli scambi; dal parcheggio lungo via Duccio da Boninsegna, attraverso un prato e unÂ'altra lenta scalinata si accede al podio che si spinge sotto il palazzo a raggiungere nuovamente la corte interna; i rapporti di scala e il carattere di questo fronte interpretano in chiave contemporanea i caratteri della rappresentatività dellÂ'istituzione. Questo sistema di spazi costituisce lo scenario urbano per un flusso continuo di persone ed è la premessa indispensabile per far vivere un vero palazzo civico. I due fronti est e ovest rappresentano anche due condizioni diverse di percezione del costruito nellÂ'immaginario urbano dei cittadini: più tradizionale, verticale, lenta, in genere idonea per i pedoni, la vista dal lato di viale Mecenate, dove si trova la città consolidata e dove è stata collocata la piazza più tradizionale, i volumi si presentano di testa e sono articolati e composti, la scalinata è ripida; più dinamica, contemporanea, orizzontale e studiata per un traffico più veloce, la vista da via Duccio da Boninsegna, la cui rappresentatività è demandata ad accorgimenti compositivi più moderni, quali una grande facciata sospesa su un vuoto profondo e animata da finestre tradizionali appena turbate da un ritmo di frequenza irregolare. Da entrambi i versanti si individua rapidamente lÂ'ingresso principale posto nel baricentro dellÂ'organismo che introduce alla piazza-scalinata, espressione di unÂ'antica e contemporanea spazialità obliqua. Come tante costruzioni acropoliche, o come il portico di Santa Maria delle Grazie, il palazzo è posto su un basamento, per accrescerne lÂ'autorevolezza, ma il filo della costruzione arretra dai limiti, per marcare  con procedimenti di non-finito - la propria discrezione e il dubbio. AllÂ'interno del podio, parzialmente interrato, sono collocati i parcheggi, gli archivi e i locali tecnici. La piazza interna, posta oltre lÂ'ingresso principale, è la prosecuzione della piazza esterna, si articola in scalinate e luoghi di attesa, potrà essere un centro di informazione, di divulgazione delle attività della provincia, uno spazio multimediale o per esposizioni temporanee, insomma il vero cuore dellÂ'organismo e dovrà essere corredata da grandi quadri e opere dÂ'arte. Dalla piazza interna si accede a tutti i livelli dellÂ'edificio e ai principali servizi. La sua forma riflette sul principio insediativo della città e sul tema delle piazze arroccate, disposte in salita e corredate da scale, che si trovano nel centro di Arezzo. I partiti strutturali che ne delimitano lo spazio recuperano dalla Pieve di S. Maria la loro regola figurativa. ASPETTI DISTRIBUTIVI E FUNZIONALI Il progetto comprende un basamento parzialmente interrato destinato a 150 posti auto, locali tecnici, un cunicolo impiantistico e archivi. Al di sopra del basamento si elevano quattro piani con ingresso nella zona baricentrica. I piani sono pressoché uguali fra loro, ad eccezione del piano terreno del corpo che guarda verso via Duccio di Buoninsegna che è completamente svuotato e costituisce un filtro di ingresso alla corte centrale. DallÂ'ingresso principale si accede alla piazza inclinata che conduce ai diversi piani. Al di sotto della grande scalinata si trova lÂ'auditorium. Al fine di contenere i costi è stato scelto un corpo triplo distributivo, con luci di limitata ampiezza. Un sistema razionale di percorsi verticali, studiati rispetto alle funzioni e rispetto alle norme antincendio, attraversa tutto lÂ'organismo, distingue i diversi settori rendendoli indipendenti e consente collegamenti rapidi e la massima flessibilità dÂ'uso. La copertura piana presenta dei parapetti alti, tali da consentire di alloggiare impianti o condotti, schermandone la vista dallÂ'esterno, ulteriori griglie e dispositivi possono essere inseriti per attenuare lÂ'impatto visivo delle apparecchiature anche dallÂ'alto. Il sistema dei collegamenti orizzontali e verticali e le scelte strutturali, distributive, impiantistiche e dimensionali, consente di riconfigurare con funzioni diverse e con ripartizioni diverse tutti gli spazi del complesso, secondo quanto potrà essere stabilito anche in futuro dalla Provincia, vista lÂ'elevata flessibilità che ha indirizzato questo progetto. Per lo stesso motivo è possibile sezionare molte parti del complesso, rendendole completamente autonome, senza che ciò costituisca pregiudizio allÂ'organismo risultante. Ogni settore funzionale è stato dotato di alcuni uffici individuali di misure diverse, con sale riunioni, spazi di segreteria e servizi, uffici open-space di misure e configurazioni diverse, oltre a spazi di archivio, deposito, servizi igienici, spazi di attesa e informazioni posti lungo i percorsi e in prossimità degli accessi. Progettista Capogruppo: Prof. Arch. Fabrizio Rossi Prodi Gruppo di progettazione: Prof. Ing. Paolo Spinelli, Arch. Marco Zucconi, Arch. Simone Abbado, Arch. Emiliano Romagnoli, Arch. Giovanni Zorico, Prof. Ing. Giovanni Martarelli, Ing. Pietro Carmagnini, Arch. Iacopo Maria Giagnoni, Arch. Fabiano Micocci, Arch. Nicola Spagni, Arch. Enrico Tomidei, Gerogios Kapourniotis, Caterina Ciampi, Francesco Trentini    > |
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