RAPPORTO SULLA CITTà Milano, una città dal carattere complesso Un identikit in chiaroscuro per la metropoli lombarda è quanto emerge dal tradizionale (13ª edizione) Â"Rapporto sulla città . Milano 2005Â", promosso dalla Fondazione Ambrosianeum [Pubblicato: 28/09/2005] Una città Â"costosaÂ", onerosa, non solo, come è ovvio, dal punto di vista finanziario, ma anche da quello della qualità della vita e dei rapporti umani. Forse mai come questÂ'anno, il tradizionale Rapporto sulla città . Milano 2005, promosso dalla Fondazione Ambrosianeum Â"diceÂ" per intero il complesso carattere della metropoli, parlando di una Milano che, seppure non è più Â"da bereÂ", resta, comunque, da scoprire nel suo gusto, come un vino robusto, pieno di sfumature e di sapore, che affascina, ma può anche fare male in modo inatteso. «Una lettura interessante per ogni economista  come ha spiegato il prorettore Luigi Campiglio  che aiuta a ragionare, ma anche a esercitare la fantasia per comprendere in quale direzione stia Â"andandoÂ" la città e immaginare cosa non sarà più qui tra 10 anni». «I cambiamenti  ha proseguito  avvengono così velocemente sotto i nostri occhi  basti pensare al mercato edilizio  che, appunto per questo, non ci accorgiamo nemmeno di quelli strutturali. La questione è di Â"saper decifrareÂ" lÂ'evoluzione senza pessimismi eccessivi o catastrofismi, ma neppure con entusiasmi ingiustificati. Rischio e disuguaglianza rimangono parole-chiave per capire il trend in atto, eppure Milano è ancora un luogo sentito come appetibile: è questo intreccio che dobbiamo analizzare». Parole  queste  che trovano il pieno accordo di Marco Garzonio, presidente dellÂ'Â"AmbrosianeumÂ", che nella sua Presentazione del Rapporto, non a caso, sottolinea e puntualizza lÂ'esigenza di documentare consapevolmente «le trasformazioni socio-culturali della Grande Milano». Con lÂ'obiettivo ambizioso, ma sempre più urgente, «di favorire  come giustamente riflette  le condizioni necessarie al formarsi di unÂ'opinione pubblica matura che disponga di strumenti per scegliere e contribuire alla crescita comune». Per realizzare in concreto quel Â"bene comuneÂ" che sessantÂ'anni fa, con la fine del Secondo conflitto mondiale, nellÂ'immediato dopoguerra, spinse alcune menti illuminate quali Giuseppe Lazzati, Enrico Falck, Mario Apollonio, Giorgio Balladore Pallieri, a fondare, con lÂ'appoggio del cardinale Schuster, lÂ'Â"AmbrosianeumÂ" come agorà di dialogo e di maturazione civile e religiosa. «Oggi è ancora così», dice Garzonio, come ben testimonia la pubblicazione annuale del Rapporto. Infatti la ricerca, un vero reference-book che giunge alla sua tredicesima edizione in quindici anni, avvalendosi di nove contributi di sociologi, psicologi ed esperti, attenti a leggere i fenomeni dalla triplice angolatura dello sviluppo urbanistico, del cambiamento professionale con le sue ricadute sulla composizione sociale e delle diverse forme di povertà e disuguaglianza emergenti, non nasconde le difficoltà connesse alle trasformazioni in atto, analizzandole con un monitoraggio costante e molto interessante. Il risultato, come scrive nella sua Introduzione al saggio, Eugenio Zucchetti, docente di Sociologia economica, coordinatore e curatore della ricerca, è quello dellÂ'identikit di una Milano  lÂ'area metropolitana, oggi, di maggiori dimensioni in Italia  «innanzitutto difficile da pensare e da comprendere nei suoi profondi mutamenti in corso; difficile da governare, perché ad alta complessità interna e per la fatica connessa a una logica di sviluppo basata sulla mobilitazione collettiva, oltre che per una debole soggettività rispetto ai circuiti del potere globale; ma difficile da vivere anche per i suoi abitanti e per le diverse popolazioni che la abitano e la frequentano». Un capoluogo fulcro di ricchezza e innovazione, di povertà vecchie e nuove che hanno il Â"voltoÂ" che ti aspetti, quello degli immigrati in coda alla Caritas, ma anche quello che è ancora più difficile da accettare, degli anziani che frequentano  magari a fine mese, quando la pensione è già volata via  le stesse mense della solidarietà , accanto a giovani scivolati, per la perdita del posto di lavoro o per un matrimonio finito, nella voragine della solitudine e della disperazione senza uscite. Se è vero, infatti, che lÂ'incidenza della povertà relativa è in Lombardia pari al 3,7%, con un valore nettamente inferiore, sia rispetto alla media nazionale (11%), sia rispetto al dato riguardante il solo nord del Paese (5%), è nel passaggio allÂ'analisi del valore assoluto del disagio economico-sociale (ne sono interessate 285.750 famiglie, circa 704.000 persone, di cui 142.000 totalmente povere), che i Â"numeriÂ" diventano specchio di un dramma, spesso sommerso e che sembra non appartenere alle stesse terre dove trova spazio il Â"quadrilatero della modaÂ" più famoso del mondo o la Milano dei grattacieli, delle più grandi fiere dÂ'Europa, dei ristoranti alla moda e dei locali da rotocalco. Quella stessa metropoli dallo sviluppo urbanistico forte e ammirato nel vecchio come nel nuovo continente, dove, tuttavia, le famiglie sotto la soglia di povertà raggiungono il 14% e in cui 83.000 persone sono «sicuramente povere», come recita lo scarno vocabolario di un disagio che, nelle sue zone Â"grigieÂ", difficilmente censibili proprio per la loro diffusione Â"a macchia di leopardoÂ", trasversale a fasce sociali un tempo definite Â"sicureÂ", è sempre più avvertito anche a livello soggettivo. Il perché di una simile sensazione appare chiaro: è arduo Â"tenere il passoÂ" della città e dei suoi alti costi in tutti i sensi. Â"La vita a Milano è caraÂ": non lo dice solo uno strumento scientifico come il Rapporto dellÂ'Â"AmbrosianeumÂ", ma la voce comune e condivisa di chi nella grande metropoli lavora, consuma, si muove, spende la sua intera esistenza. Magari avendo studiato per approdare al polo occupazionale più ambito dÂ'Italia, quale Milano continua ad essere, per le donne, con la vocazione al terziario  oltre 2 degli occupati è impegnato in tale settore  e la sua domanda di lavoro estremamente qualificato che, necessariamente Â"creaÂ" la fortuna della città , ma causa anche lÂ'esclusione di molti. Luci e ombre, dunque, che bene emergono dal volume di oltre 200 pagine, che registra, tra i tanti, un dato certo, ma sul quale è bene riflettere e che sembra la conferma migliore di un sentire dei milanesi che, alle prese con una città che sembra fatta di una scala sociale, umana, economica, difficilissima da salire e semplicissima da scendere  nota ancora Zucchetti  evidentemente, coglie nel segno: nel 2004 Milano si è posta tra le 20 metropoli più costose del mondo, conquistando il primato tra le città europee. Nel 2001 era al 58° posto della graduatoria, nel 2004, (anche se occorre tenere conto dellÂ'apprezzamento dovuto allÂ'euro), con un balzo secco di ben 45 posizioni, era in tredicesima posizione, ora, in Europa è al primo posto, scalzando da questa Â"pole positionÂ" non invidiabile, un mito intramontabile come Parigi. Annamaria Braccini> |
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