Per chi ha veramente tempo da buttare nell'Olona, sottopongo il carteggio plasmatico tra il (sotto)scritto e Michele Sacerdoti: le farà piacere sapere che l'arch. Lee Polisano dello studio KPF sta progettando l'intervento ex- de Mico alle Varesine Michele Sacerdoti -----Messaggio originale----- Da: Massimo Beltrame [mailto:beltramemassimo@tin.it] Inviato: domenica 30 ottobre 2005 18.54 A: Michele Sacerdoti Oggetto: Re: milano Gentile Sacerdoti, le invio l'ultima mail per non tediarla e per non continuare un discorso che potrebbe andare avanti all'infinito (anche se il nostro scambio è stato molto interessante). Da quello che mi risulta non è vero che Isozaki abbia progettato un grattacielo simile a quello della Fiera. E' vero che tra i tre è quello meno 'originale' se non per il gioco cinetico degli ascensori esterni (sui lati corti) che illuminati di sera concorreranno a dare al grattacielo una sensazione di vitalità e movimento. Però la sua presenza nella rigida architettura modulare è quasi un controbilanciamento alle forze centrifughe degli altri due e pertanto crea una sorta di eqilibrio visivo molto affascinante. Certo gli altri grattacieli sono autentici colpi di genio perchè vanno al di là del palazzo per uffici-scatola-di-scarpe come dicono in America (tipo i molti brutti edifici disseminati lungo le tangenzaili, veramente tutti uguali e senza un briciolo di personalità ) realizzando qualcosa di autenticamente mai visto. Però concordo che i gusti sono gusti e magari qualcuno più legato alla tradizione razionalista preferisce l'eleganza e la fragranza dell'architettura di Piano al posto dell'originalità quasi onirica della coppia Hadid-Libeskind. Certo, di fatto questi signori sono attualmente i più visionari architetti del mondo (la Hadid ha realizzato in germania una stazione per i pompieri che era talmente geniale che il comune l'ha adesso adibita a Museo; Libeskind ha disegnato quel pezzo di poetica architettura che è il museo di storia ebraica a Berlino, a pianta segmentata con un corridoio verticale in mezzo vuoto; una persona seguendo il percorso delle esposizioni si imbatte per forza ad ogni cambio di periodo storico in questo corridoio-voragine con i nomi dei morti nei lager, segno che la memoria storica di quel funesto periodo torna sempre prepotentemente nella storia della Germania); non so se ha seguito la vicenda della Freedom Tower: quello è veramente un esempio di come un architetto geniale come Libeskind abbia dovuto abbassare la testa di fronte a forze speculative più grandi di lui (leggi quel farabutto di Silverstein): risultato: il progetto originario era come sempre lirico e sognante (il grattacielo aveva un guglia asimmetrica più alta del corpo dell'edificio perchè citava al contrario il braccio alzato della Statua della libertà : per chi veniva dalla baia era un incrocio di sguardi emozonante. E la guglia era completamente vuota e piena di verde, metafora della vita che tornava là dove era arrivata la morte.) Ma Silverstein temendo che l'arte non gli facesse tornare i conti con l'affitto degli edifici ha pensato bene di chiamare David Childs architetto legato ai developers, il quale ha modificato il progetto di Libeskind trasformando un'opera di altissimo profilo poetico in un semplice palazzo per uffici. Spero che questo non accada a Milano. Conosco la citazione che lei mi ha inviato. Ha sicuramente un suo senso preciso. In questo simpatico scambio di mail le rispondo però con un'altra di William Pedersen (chief designer della firma KPF quella del 333 South Wacker Drive a Chicago): "Le caratteristiche antropomorfiche del grattacielo generano un'attrazione che richiamano il fascino del conflitto amore-odio. Sono come Gulliver nella terra dei lillipuziani. Impressionano per la loro statura. Secondo noi, attribuire caratteristiche umane ai grattacieli li colloca, nell'ambito della città , in un contesto di comportamento sociale che presuppone un insieme di maniere condizionate. Quindi i grattacieli hanno tutta le responsabilità di un personaggio pubblico il cui comportamento è esposto all'esame di tutti e la cui personalità ha la capacità di provocare. Essi diventano attori nel grande palcoscenico della città .Ciascuno deve interpretare un ruolo specifico nello spettacolo; alcuni sono chiamati per piccole parti, altri per grandi ruoli." (W.Pedersen, "Progettare alto" intro a L'ArcaPlus Torri e Grattacili, Arca Edizioni, 1997). Questi saranno chiamati per grandi ruoli. Come il Pirelli fece ed ha fatto fino ad oggi. Con le loro caratteristiche umane. E' strana questa cosa ma in fondo vera: dopo tutto noi milanesi abbiamo portato sempre nel cuore il nostro Pirelli e proprio come si fa con le persone care, gli abbiamo dato pure un soprannome, Pirellone appunto. Spero di non averla tediata, in ogni caso se volesse avere info su questi o altri architetti sono a disposizione. Grazie dell'attenzione Cordiali saluti Massimo Beltrame Milano ----- Original Message ----- From: "Michele Sacerdoti" <m.sacerdoti@tiscali.it> To: <beltramemassimo@tin.it> Sent: Sunday, October 30, 2005 12:32 AM Subject: R: milano caro Beltrame, vedo che è molto più informato di me in materia di grattacieli nel mondo. Il futuro dirà se le tre torri della Fiera saranno grande architettura, qualcuno mi ha detto che il grattacielo di Isozaki è una copia di una grattacielo già costruito dallo stesso architetto in Giappone. Un amico architetto mi ha inviato questa citazione Federico Bucci : "Nella sua progressiva dispersione geografica il grattacielo si isola sempre più dalla città . Oggi i più celebrati progetti di grattacieli. (...) confermano esattamente questa tendenza antiurbana. Le loro forme cadono dall'alto e si conficcano dolorosamente nel corpo della città , in una terra che non gli appartiene. Ognuno di questi tall buildings, come diceva Baudrillard* è "un oggetto architettonico puro, quello che sfugge agli architetti, che nega in fondo categoricamente la città e il suo uso, l'interesse della collettività e degli individui, persiste nel suo delirio e non ha altro equivalente che l'orgoglio delle città rinascimentali", ovvero, aggiungiamo noi, inabitabili rappresentazioni urbane" (F. Bucci, Magic City, Mancosu editore, 2005 * J. Baudrillard, L'Amerique, Paris (1986), trad. it L'America, Milano 1987 Continuo a rimanere sulle mie posizioni e a non ritenere necessario riempire Milano di grattacieli, anche se fosse per animare la pianura padana. Mi piace l'idea di Monaco che con un referendum ha deciso di non autorizzare edifici più alti dei 100 metri, pari all'altezza della cattedrale. Dal punto di vista urbanistico, i grattacieli non sono una soluzione alla congestione urbana perchè comunque creano un forte impatto di carico urbanistico a causa delle persone che vi lavorano e della rete di trasporto necessaria. Quanto al giudizio sui vari grattacieli, su alcuni concordo e su altri no. Cordiali saluti Michele Sacerdoti -----Messaggio originale----- Da: beltramemassimo@tin.it [mailto:beltramemassimo@tin.it] Inviato: giovedì 27 ottobre 2005 14.43 A: m.sacerdoti@tiscali.it Oggetto: R: milano Anzitutto la ringrazio per l'attenzione e la passione nella risposta, qualità sempre molto apprezzate. Se non la disturbo oltremodo, vorrei però fare alcune precisazioni: per prima cosa non è vero che il grattacielo si stia estendendo solo nelle aree orientali del mondo. Pensiamo all'Europa: a Londra ci sono 11 grattacieli in fase di proposta compresi tra i 242 metri della Heron Tower e i 307m della Bishopsgate (passando per i 305,8m della Tower Bridge di Renzo Piano). A Francoforte ci sono 8 grattacieli Â'in progressÂ' compresi tra i 160 m della Tower 2 e i 250m della Marieninsel, a Madrid sono in costruzione quattro grattacieli tra i 220m della Torre Espacio e i 250m della Torre Mutua, a Rotterdam sono 5 i grattacieli proposti (dai 138m del De Rotterdam ai 165 dei De Lange Juffer, è in costruzione inoltre un grattacielo residenziale di 128 m il The Red Apple); Barcellona sta progettando 4 grattacieli tra i 115 m della Torre Fira e i 150m della Torre del Triangolo Ferroviario, Helsinki che lei ha citato ha in progetto il grattacielo del Forum Virium di 26 piani alto più o meno come il Pirelli. Potrei continuare in molti casi si tratta di progetti talmente grandiosi che il nostro della Fiera con lÂ'altezza massima di 218 m al confronto sembra quasi un progetto in miniatura. E Milano non è una città in miniatura visto che è la terza area metropolitana dÂ' Europa con 4 milioni e mezzo di abitanti. Certo, non sempre si tratta di buona architettura (il progetto di Helsinki è uno schifo per dirne una) ma più spesso sì (vedi i progetti di Londra e Francoforte). Insomma oriente o no, il grattacielo non solo è in salute ma gode di ottima forma. Sul fatto che Milano ha avuto al contrario di NYC la possibilità di svilupparsi in larghezza, la risposta è presto data: la città ha il più piccolo comune tra le metropoli italiane (dal centro ai confini comunali non ci sono nemmeno 6 km); per contro, Los Angeles che invece è la città più estesa del mondo ha comunque numerosi grattacieli (il più alto è la US Bank Tower di Pei, 310,3 m). Sul fatto inoltre che a Milano non ci siano grattacieli non è del tutto vero: il più alto grattacielo dÂ'Europa venne costruito proprio nella nostra città , il grattacielo della Repubblica appunto di mattioni e Soncini, che nel 1955 deteneva il record dÂ'altezza (e il Pirelli è stato a lungo il più alto del mondo in cemento armato). Oltre la Galfa ricordo: i gemelli di Garibaldi 98m (bruttissimi, quelli sì un vero scandalo, disegnati dalla coppia Lazzari-Perrotta copiando spudoratamente lÂ'AT &T ), le torri gemelle del Lorenteggio, strepitose, di unÂ'altra coppia stavolta geniale Morisi-Gantès di 96m, lÂ'anonimo grattacielo del comune in Melchiorre Gioia di 90m, la nitida torre di Porta Romana di 89m et cetera Non saranno altissimi, ma creano delle evidenze. Prendo inoltre lÂ'occasione per specificare che la tesi di Milano-piatta che ha bisogno di grattacieli non è mia ma del grandissimo Gillo Dorfles. Concordo con lei che per stupirsi non occorre un grattacielo, ma se è per questo nemmeno una villa liberty del 900 a meno che non sia un capolavoro; quello che occorre è grande architettura, e quella di Libeskind-Hadid e Isozaki (+ Pei) lo è. La citazione del grattacielo curvo con le forme della Pietà Rondinini (che Libeskind ama da quando viveva a Milano), è strepitosa. Altro punto, stavolta che mi sorprende: nelle altre città degli Stati Uniti ci sono ben pochi grattacieli ? Dice sul serio o scherza ? Non parlo di Chicago dove il grattacielo è nato (e dove cÂ'è la più alta costruzione dÂ'America la Sears Tower di 443m) o di LA, SF, Houston, Dallas, Miami, San Diego etc ma anche nelle città più piccole ci sono selve di grattacieli: prenda un piccolo paese come Cleveland nellÂ'Ohio per esempio: là troverà al nitidissima Key Tower di Cesar Pelli alta 288,6 m ! LÂ'unico caso è Washington ma solo perché cÂ'è una legge che vieta la costruzione di palazzi che superino in altezza il Washington memorial. Per quanto riguarda il giudizio estetico delle Â'tre grazieÂ' è normale che la gente non li abbia trovati belli. La massa arriva sempre dopo, come è norma in arte (vedere come il pubblico reagì alla Sagra della Primavera, ai quadri di Picasso, alle sinfonie di Mahler, alla Tour Eiffel !!!). Pensi alla Galleria di Milano; oggi tutti a fare i fighi dicendo il salotto di qui, il salotto di là ; beÂ' quando venne costruita fu talmente criticata dai cittadini per la sua bruttezza che si dice Mengoni si sia suicidato gettandosi dalle impalcature (io credo sia scivolato perché quel giorno nevicava ma la questione della gente che trovava schifosa la Galleria rimane). Aggiungiamoci Zevi che per ragioni politiche disse che la Galfa di Bega era molto più bella del Pirelli. Il Pirelli ha fatto il giro del mondo, la Galfa (che pure è bella certo) nemmeno il giro dellÂ'isolato. Per quanto riguarda il grattacielo di Pei concordo con lei sullÂ'eccessiva volumetria degli edifici alla base anche se la mia critica è su un piano diverso, estetico: secondo me la loro altezza è eccessiva perché in questo modo finisce per rendere meno significativo lo Â'staccoÂ' della torre dalla base. Per quanto riguarda il vivaio cÂ'è poco da dire: per il verde vale il discorso dei grattacieli; non bisogna difendere i grattacieli tout court se la loro architettura fa schifo (vedi la torre oscena che hanno appena costruito su progetto di Fuksas nellÂ'ex area OM: vergognosa andrebbe rasa al suolo) così come non bisogna difendere il verde quando è oggettivamente uno scandalo (vedi vivaio che sembra una discarica ed è anche un posto pericoloso e pieno di travoni di notte). Il progetto della biblioteca degli alberi (che è molto intelligente) dovrebbe ovviare allÂ'estinzione del vivaio. Anche la variante al progetto Fiera mi sembra un miglioramento: si è aumentata lÂ' altezza di alcune costruzioni ma il parco ne ha guadagnato (e molto) in uniformità diventando molto simile a quella superficie compatta che lei citava nel progetto di Piano. Sperèm che tutti alla fine saranno contenti ma sono già sicuro che i tre grattacieli diventeranno unÂ'icona fortissima per la città come lo furono la Velasca e il Pirelli (pure sorti tra innumerevoli polemiche soprattutto per la prima). Ultimissima cosa: lei dice di non preoccuparmi perché tanto gli interessi in ballo saranno più forti di tutto. Me lo auguro, ma vorrei aggiungere lÂ'ultima considerazione: non è detto che speculazione uguale tout court a disastro urbanistico. Dipende. Alla fine dellÂ'800 ci fu una speculazione violentissima nella zona dellÂ'ex-Lazzaretto dalle parti di via Tadino, dove oggi cÂ'è Africa Town. Quello fu un autentico disastro che ancora oggi si poÂ' leggere chiaramente tra le maglie del reticolo viario. Ma in altri casi la faccenda andò diversamente: qualcuno per scopi speculativi riuscì a dare alla sua città addirittura un simbolo amato da intere generazioni: lÂ'Empire State Building è lì a ricordarcelo. Cordiali saluti Massimo Beltrame Milano ----Messaggio originale---- Da: m.sacerdoti@tiscali.it Data: 27-ott-2005 2.25 AM A: <beltramemassimo@tin.it> Ogg: R: milano gentile sig. Beltrame, credo che Lei identifichi i grattacieli con il progresso. In questo momento i grattacieli si stanno estendendo nei paesi ex-comunisti che scimmiottano l'occidente in ritardo, come la Cina o i paesi baltici. Le città di più matura crescita urbanistica non li amano particolarmente, come a Monaco di Baviera o a Helsinki. Milano, che ha avuto al contrario di New York, la possibilità di estendersi in larghezza, non ne hai mai fatto grande uso. Infatti a parte la Torre Velasca, il grattacielo Pirelli e il Galfa e il grattacielo di Piazza Repubblica, a Milano non ce ne sono. Dopo l'attentato alle Torri Gemelle si pensava che di grattacieli non si sarebbe più parlato. Invece grazie alla passione peri i grattacieli del Sindaco Albertini sono tornati in auge, con lo scopo dichiarato di far convivere gli interessi dei costruttori e proprietari fondiari con la necessità di aree verdi. Di qui le critiche al quartiere Bicocca e gli elogi al progetto Citylife con il mitico Central Park. La sua tesi che Milano, città di pianura, abbia bisogno di grattacieli per movimentare il paesaggio, non mi convince. Le ricordo che fine alla fine dell'ottocento una regola (la servitù del Resegone) voleva che non si potesse costruire sopra la quota dei Bastioni per poter vedere il Resegone dalla passeggiata delle carrozze. Ciò vuol dire che le costruzioni alte danno un vantaggio a chi ci abita o lavora in termini di vista ma danneggiano tutti gli altri, che non vedono più le montagne. Ora le montagne si vedono solo guardando lungo corso Buenos Aires. Quanto ai fiumi, avevamo i navigli e le rogge e li abbiamo coperti, trasformando una città d'acqua in una città di asfalto. Non credo che per stupirsi ci voglia un grattacielo: anche una bella villa di due piani può stupire e Milano è piena di bellissimi palazzi di tre o quattro piani. Personalmente abito in un palazzo di quattro piani del 1905, monumento del Liberty italiano, visitato da moltissimi turisti, in un quartiere di case piuttosto basse, considerato uno dei più belli della città . Il nostro sindaco vuole imitare New York ma i grattacieli in quella città sono sorti in seguito alla speculazione edilizia e il poco spazio a disposizione tra i due fiumi. Nelle altre città degli Stati Uniti ci sono ben pochi grattacieli, a Washington non ce ne sono, e ce ne sono ben pochi nelle altre città , se non nel centro direzionale. A Lione ce n'è solo uno, il cosiddetto "matitone". Con il futuro che ci aspetta, in cui i fenomeni climatici si stanno accentuando e i black out di energia sono più frequenti come pure gli attentati, direi che sarebbe meglio non costruire in altezza. Quanto al verde che si può costruire alla base dei grattacieli, a New York ce n'è ben poco perché sotto si devono costruire i parcheggi di servizio al grattacielo, e questi non possono andare tanto in profondità e quindi si estendono in larghezza tutto intorno al grattacielo, impedendo la costruzione di giardini su terra piena. Inoltre si creano vaste zone d'ombra che impediscono di goderne. Se si esamina il nuovo parco della Fiera, un terzo è su soletta e d'inverno è per la maggior parte all'ombra. Il problema non è l'altezza dell'edificio ma la sua volumetria, da cui deriva il numero delle persone che ci abitano e lavorano e il carico urbanistico in termini di servizi necessari (verde, spazi pubblici), di parcheggi, di auto che vanno e vengono, di mezzi pubblici per trasportare le persone. Se vogliamo una città più vivibile dobbiamo ridurre le volumetrie, non illuderci che mettendo gli edifici in verticale risolviamo tutti i problemi. Questo è ciò che Albertini non capisce mentre l'Assessore Verga, che tratta con i privati, capisce benissimo. Il cemento d'autore, griffato, è sempre cemento e non si può pensare che se i grattacieli sono costruiti dalle "archistar" creano meno problemi urbanistici. Quanto all'estetica di questi grattacieli, non si sembra che le "tre grazie" della Fiera siano particolarmente piaciute. Lei forse non ha letto i commenti sul libro dei visitatori della Triennale dove erano esposti i plastici dei vari progetti partecipanti. Non possiamo sviluppare Milano solo per farne il sogno degli architetti o degli appassionati di architettura: questo è un modo mistificatorio usato dalla lobby dell'edilizia per favorire i suoi progetti di cementificazione della città . Siamo partiti dai sottotetti (600.000 metri quadri recuperati) per arrivare ai milioni di metri cubi dei progetti Garibaldi-Repubblica e Fiera Polo Urbano. In ambedue questi progetti i problemi non sono i grattacieli ma le volumetrie. Alla Fiera credo che un grattacielo singolo, come ha progettato Piano, stia bene mentre i tre grattacieli affiancati con le loro forme strane stiano malissimo. E incolte non va bene la distribuzione degli edifici residenziali, che crea un parco troppo spezzettato tra le case, mentre Piano lo aveva progettato come un triangolo compatto. Per quanto riguarda la nuova sede della Regione, il problema non sta nel grattacielo di Pei ma negli edifici alla base, che occupano troppo spazio in funzione degli impiegati ospitati, a causa della loro forma e degli incroci. E inoltre la localizzazione è infelice, proprio sopra l'ex-vivaio Fumagalli che con gli anni ha creato un vero bosco di 200 piante. Per non parlare delle case intorno che vengono letteralmente soffocate. Comunque non si preoccupi perché nessuno potrà impedire la costruzione di questi edifici, vista l'entità degli interessi in gioco. Cordiali saluti Michele Sacerdoti -----Messaggio originale----- Da: beltramemassimo@tin.it [mailto:beltramemassimo@tin. it] Inviato: mercoledì 26 ottobre 2005 17.08 A: m.sacerdoti@tiscalinet. it Oggetto: milano Gentile Sig. Sacerdoti, chi Vi scrive è un autentico cittadino milanese (da generazioni, una rarità visti i tempi), laureato in filosofia (l'estetica per l'appunto) e appassionato della propria città . Vi scrive semplicemente per farsi portavoce dell'entusiasmo di molti cittadini finalmente coinvolti dall'ondata di energia elettrizzante dei nuovi progetti pensati per la nostra città . Il bellissimo libro di Brandolini 'Milano Nuova Architettura' ha rilanciato l'immagine della nostra Milano da anni in stato di totale amnesia architettonica (è significativo che il libro sia andato a ruba, la gente non vuole sic et simpliciter parchi vuole grande architettura). La nuova sede della Regione Lombardia di Pei e gli incredibili grattacieli di Isozaki, Libeskind e Hadid sono una risposta da troppi anni aspettata in grado di restituire bellezza a Milano dopo anni di paura e immobilismo. Quello che voglio dire è che molta gente già ama entrambi i progetti e con estrema passione e orgoglio si appresterà a difenderli, perchè la città non può essere bloccata per paura del progresso o per assurde logiche politiche. I milanesi come diceva Ponti, quelli veri, amano il progresso e tutto ciò che è grande e nuovo. Questa è la città dei palazzi Montecatini, del grattacielo della Repubblica, del Pirelli, della Velasca... Non vorrei assolutamente che Milano perdesse un'occasione irripetibile per tornare a far parlare di architettura i suoi passanti in nome di un immobolismo asfissiante. E' qualità della vita anche riflettere sulla nuova architettura e pensare al grattacielo 'gobbo' del grande Libeskind con la mente rivolta alla pietà Rondanini. Ai nostri figli spero di poter spiegare anche questo. Milano ha bisogno di grattacieli per via del suo profilo incredibilmente piatto, senza montagne, senza fiumi. Così come il Pirelli è entrato nei nostri cuori (Pirellone appunto lo chiamiamo affettuosamente) anche questi diventeranno parte della nostra meraviglia. La gente ha finito di stupirsi semplicemente perchè troppo occupata a creare polemiche, ma molta gente - le assicuro - si è già entusiasmata dinnanzi a questi segni grafici fortissimi. Io vorrei poter portare i miei figli dinnanzi a quelle costruzioni, come mia madre faceva con me davanti al Pirelli. Anche questa è qualità della vita. Spero di non averVi disturbato. Cordialmente, Massimo Beltrame> |
Tuesday, April 17, 2007
Kohn Pedersen & Fox per nuovo progetto Varesine
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7:30 AM
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